C’è un proverbio che dice : « Quando i ragazzi dicono: ritorniamo là dove abbiamo giocato ieri, significa che hanno apprezzato quel posto”. La mia prima attrattiva per l’Oriente e il mondo arabo è nata dalle magnifiche esperienze, vissute durante gli studi a Gerusalemme. . Ad esse han fatto seguito la prima missione in Etiopia, un biennio di studi in Irlanda e sei anni di attività pastorale in Nigeria. Ma durante tutto questo tempo, la prima attrattiva per il mondo arabo, è restata sempre viva. Ho dunque chiesto di poter passare alla regione del Maghreb (Algeria e Tunisia) e mi è stato accordato. Ed eccomi allora in Tunisia, da cui vi scrivo. |
La prima impressione conta, perché, come mi disse il mio ex rettore Martin Addai, di venerata memoria, aumenta o riduce i nostri pregiudizi.
Tunisi. Attraverso le nostre conversazioni, ho saputo che lavorava a Kano, una delle più grandi città commerciali della Nigeria del Nord. All’arrivo all’aeroporto internazionale di Tunisi-Cartagine, l’agente di immigrazione mi ha trattato con rispetto e simpatia. Ho ottenuto il timbro di entrata con un sorriso.
Al controllo, il doganiere mi ha interrogato sulla mia nazionalità e quando ha sentito “nigeriano” mi ha lanciato uno sguardo amichevole. Mi ha poi chiesto la mia professione: “prete cattolico” ho risposto”, ha inclinato la testa in segno di ammirazione e mi ha mostrato l’uscita dicendo: “ Benvenuto tra noi, sentitì a casa tua.
”Ho ricevuto un’accoglienza fraterna e sentita da parte dei miei confratelli, che non conoscevo ancora. Sono venuti a prendermi all’aeroporto. Mi sento già in casa mia su questo nuovo terreno, attorniato da compagni straordinari: e scopro una cultura, un pensiero e una lingua attraenti. Ho lasciato la Nigeria dove le chiese sono numerose, officiate da africani, dove lingue e culture mi sono in parte famigliari. Qui in Tunisia sento regolarmente i muezzin mattino e sera, non vedo chiese piene di fedeli.
E’ un’esperienza accattivante, ma totalmente differente. Altra esperienza è la calura che mi fa abbondantemente sudare. Debbo ancora adattarmi a questo clima. Camminando in città, mi sono reso conto che i Tunisini sono generalmente liberali, aperti di spirito e amichevoli. Le donne non sono obbligate di portare lo “hijab” (foulard islamico). Sono restato scioccato, rendendomi conto che tollerano l’alcool, basta che non sia consumato in pubblico.
Amano i saluti e le conversazioni con gli stranieri. Sono calorosi, in contrasto con quanto eravamo abituati a vedere nelle strade di Gerusalemme, dove i ragazzi ci insultavano semplicemente perché non siamo della stessa razza. Una cosa che mi ha colpito fra i Tunisini è il rispetto per il pane. Briciole e pane secco non sono mai gettati fra gli scarti o nelle strade, ma conservati con cura.
La domanda importante che mi pongo è questa: che cosa si nasconde dietro la loro apertura di spirito? Sarebbe il turismo?. Oppure fa parte della loro natura? Il contatto e la vicinanza con l’Europa?. Qualunque sia la risposta la mia impressione è già positiva e si tratta di una strada sicura verso la coesistenza con la gente di questo paese e verso il dialogo della vita.
Sono fatto per la missione nel mondo arabo? Certo! Sono pronto per questa missione. Tuttavia per riuscire, debbo reinizializzare la mia mentalità. Esattamente come si reinizializza un telefono o un computer, in funzione del paese in cui ci si trova. Questo consiglio mi è stato dato da Monsignor Ilario Antoniazzi, Arcivescovo di Tunisi, durante la mia prima visita nella sua prelatura.
Conservo nel mio cuore la convinzione che io non sono qui per riuscire, ma per essere fedele alla chiamata e alla missione di Colui che mi ha chiamato. E’ il primo consiglio che abbiamo ricevuto dal nostro Provinciale P. Francis Bomansang il giorno della nostra ordinazione sacerdotale nel 2010. Per essere ben equipaggiato per questa missione, cerco di migliorare la conoscenza della lingua francese e durante un anno seguirò un corso di arabo classico in Egitto.
Non terminerò questo articolo senza menzionare che sono restato pieno di gioia quando ho visitato la Marsa, qui in Tunisia, dove il nostro Fondatore, il Cardinale Lavigerie ha passato i suoi ultimi giorni sulla terra. Ho pregato per tutti i missionari defunti, per l’avvenire della Società, per la mia futura missione nel Maghreb. E’ con ottimismo che affronto questa esperienza missionaria.
(Articolo pubblicato su: Relais MAGHREB N°39/ An 2021, tradotto da P. Aldo Giannasi)