A Merrivale, i Padri Bianchi portano avanti un’esperienza formativa interessante insieme ad altre congregazioni religiose
Da diversi anni mi trovo in Sudafrica. L’attività principale di cui mi occupo è la formazione di giovani che si preparano a diventare Padri Bianchi. Sono impegnato a Merrivale, una cittadina nella provincia del KwaZulu-Natal, dove abbiamo aperto una casa di formazione (un seminario), che può ospitare una quarantina di giovani. Qui affrontano gli ultimi quattro anni della formazione alla vita missionaria e sacerdotale. La casa è piena di seminaristi in maggioranza africani e da qualcuno indiano (quest’anno non ci sono studenti europei e americani).
I padri incaricati di seguire questa struttura sono quattro: il rettore, che è zambiano, un tanzaniano, un indiano e il sottoscritto, il più anziano. Questo è uno dei seminari di teologia della Società dei Padri Bianchi in Africa. Simili case esistono a Nairobi in Kenya, ad Abidjan in Costa d’Avorio, a Kinshasa nella Rd Congo. Una piccola comunità si trova anche a Gerusalemme. Ogni anno contiamo una quindicina di ordinazioni e giuramenti (entrata ufficiale e definitiva) di alcuni confratelli: persone che, finita la formazione, vengono mandate a esercitare il ministero missionario in Africa o in Europa dove esistono comunità di africani, per esempio a Marsiglia in Francia, Liverpool in Inghilterra, Bruxelles in Belgio e Berlino in Germania.
La particolarità di questa comunità è che teniamo un corso comune di teologia insieme agli Oblati di Maria Immacolata, i missionari che hanno evangelizzato questa regione. Non siamo gli unici, altre congregazioni religiose e missionarie convergono qui: Comboniani, Padri della Consolata, Francescani. È quindi una struttura che unisce studenti di diverse provenienze. Ciò permette di avere numeri sufficienti di studenti e professori per offrire corsi validi e mettere in atto scambi di esperienze tra i diversi carismi. Inoltre il mettere insieme le risorse ci permette di ottenere il riconoscimento civile degli studi.
Il Sudafrica è una nazione a maggioranza cristiana (il 70% dei 55 milioni di abitanti), ma i cattolici rappresentano non più del 10% dei fedeli. È necessario quindi unire gli sforzi di tutte le realtà cattoliche sul territorio. È un modo tutto particolare di svolgere la missione, molto diverso da quello che immaginavo quando mi preparavo all’ordinazione e quando, nel settembre 1972, arrivai per la prima volta in Uganda. Allora non mi sarei mai sognato di fare quello che faccio da diversi anni ormai. Tuttavia, se all’inizio mi sembrava una cosa strana questa situazione, dopo averla vissuta in Kenya e Sudafrica mi sento soddisfatto e contento di queste opportunità, delle persone e istituzioni incontrate come anche delle opportunità di annunciare la Parola di Dio e celebrare la vita della Chiesa che si rinnova sempre.