Il raduno degli ex-allievi dei Padri Bianchi compie 45 anni
E’ sempre bello ritrovarsi, soprattutto se si è condiviso per anni lo Spirito Missionario. “I Padri Bianchi hanno rappresentato per tutti un’esperienza straordinaria. Pochi sono diventati Missionari d’Africa, Padri Bianchi, ma gli altri, che hanno operato e agito nella società si sono dimostrati persone perbene, con un grande rispetto per gli altri e un amore sincero per il mondo. L’educazione ricevuta ha segnato la vita” (Gustavo Franchetto).
Ed è altrettanto bello ritrovarsi e apprezzare come questo spirito animi ancora, seppur per diverse strade, tutti i convenuti
E’ il 1° ottobre, giorno previsto per l’annuale raduno degli ex-allievi dei Padri Bianchi. Sarebbe il 45° raduno se non ci fossero stati due anni di Covid-19.
Il piazzale della Chiesa di Limena e pieno delle macchine dei parrocchiani alla s. Messa, e l’inizio del raduno è previsto per le ore 10,00 nella sala Parrocchiale S. Giovani Bosco.
Passo al Bar per un buon caffè e trovo Franco Zago intento a preparare il salone dove si terrà l’incontro e mi mostra il roll-up (locandina) da lui stesso ideata con la figura del Card. Lavigerie, fondatore dei Padri Bianchi, un disegno di Franco fatto nel 1964 mentre era nel Seminario di Treviglio.
Piano piano il gruppo aumenta, volti di assidui partecipanti, ma anche qualche volto nuovo.
Si formano i vari crocicchi di vecchie conoscenze, si chiedono notizie dei vari Padri, si scambiano vecchi ricordi, aneddoti, esperienze di vario genere vissute in Seminario. “Ho nostalgia della grande a casa di Treviglio dove P. Francesco Alberton mi ha portato e dove ho imparato molte cose, e soprattutto ad amare il PARON e il prossimo”, racconta Giancarlo Fabbian. Arriva anche Toldo con i suoi crocifissi fatti coi “chiodi”, dono della sua abilità e creatività ai Padri Bianchi.
Il quarto d’ora accademico è concesso e ciò permette l’arrivo di alcuni, tra cui Agostino Rizzi e il “maestro Piantoni” con la moglie, attardati da problemi di deviazioni in autostrada. “Per me e mia mogle giovani maestri entrambi nel seminario di Treviglio negli anni 60, questo appuntamento è un risveglio di affetti rinati di nostalgia per i ragazzi allora nostri alunni che ritroviamo a decenni di distanza, fatti adulti ormai, spesso accompagnati da mogli e prole… sentirli evocare amicizie che hanno connotato nel tempo la loro formazione, incidendo in modo significativo sulle loro scelte personali nei vari contesti socio-culturali in cui hanno operato e con interessanti vite da raccontare…” (Maestro Piantoni)
Dopo i saluti e ringraziamenti “canonici” del presidente e un saluto di P. Gaetano Montresor, comboniano, la parola è stata data a don Progress, sacerdote africano, attualmente in Italia per studi, invitato ad animare il nostro incontro.
Coadiuvato da un montaggio di foto, ha dapprima parlato del continente africano, bello e ricco di materie prime e risorse naturali che però si stanno rivelando una maledizione per il continente. “La maledizione delle risorse naturali è un problema per molti paesi che ne sono ricchi… e l’Africa ne è l’esempio perfetto. Gode delle risorse naturali più abbondanti del mondo, ma molti paesi africani sono tra i più poveri”. Don Progress ha poi elencato le maggiori criticità del continente africano:
“I problemi dell’Africa, che sono anche i principali problemi dell’umanità, sono la fame, la miseria, le migrazioni internazionali, lo sfruttamento del lavoro, la corruzione, la guerra, la dittatura, il cambiamento climatico con le conseguenti catastrofi ambientali, il consumismo”
Il relatore ha poi proseguito presentando alcuni dei teatri di guerra del continente.
La guerra civile, in Etiopia, nella Repubblica Centroafricana nel Niger, nella Repubblica democratica del Congo, soffermandosi anche sul grosso problema del terrorismo causa di grave insicurezza e crisi umanitarie, nel Sahel, attorno al bacino del Lago Ciad, nel Corno d’Africa e nel Mozambico.
Il tema dell’immigrazione ha occupato la parte finale della relazione di don Progress, citando il pensiero di Papa Francesco: “Migrare dovrebbe essere sempre una scelta libera, ma di fatto in moltissimi casi, specie oggi, non lo è… Persecuzioni, guerre, fenomeni atmosferici sono tra le cause più visibili delle migrazioni forzate contemporanee. I migranti fuggono per povertà, per paura, per disperazione”.
Non sarà certo la politica dei respingimenti, della redistribuzione o dell’impedire le partenze, a fermare questi flussi migratori. Un incendio si può spegnere, ma l’acqua che scorre non si può ingabbiare, troverà comunque il modo di passare, mi diceva un anziano saggio bambara.
L’immigrazione non si può impedire, ma si può gestire. Innanzitutto prendere coscienza che è un problema che riguarda tutta l’Europa, in seguito un impegno di tutti nel cercare di eliminare le cause di questa immigrazione incontrollata prodigandosi per fermare la corsa agli armamenti, il colonialismo economico, la razzia delle risorse altrui, la devastazione della nostra casa comune, l’accaparramento delle terre (Land Grabbing) e, ascoltando l’auspicio di Papa Francesco, favorire “un ampio numero di ingressi legali e regolari” soprattutto dalle situazioni di povertà, fame e guerre.
La Chiesa, il Popolo di Dio, presente sul continente africano, benché rappresenti una piccola minoranza, è attivamente impegnata ad affrontare questa sfida con progetti di sviluppo agricolo comunitari, e attenta alla formazione della gioventù nelle scuole.
Negli interventi alla fine della relazione di don Progress si è sottolineato l’importanza certo di considerare l’Africa come continente nella sua unicità, con i suoi problemi, ma ugualmente che ogni nazione africana è unica, con la sua ricchezza umana, culturale e anche modi di vivere e gestire le problematiche comuni al continente africano. Un sentito grazie a don Progress per il suo intervento e un augurio per il proseguimento dei suoi studi.
P. Gaetano Cazzola, in procinto di partire per l’Etiopia dopo sei anni come responsabile del settore Italia, ha presieduto l’Eucaristia, concelebrata da Don Progress, P. Gaetano Montresor (Comboniano), P. Luigi Lazzarato, P. Fausto Guazzati, P. Alberto Rovelli e la partecipazione attiva e “sonora” dei partecipanti.
L’agape fraterna a Vigodarzere, frazione di Limena, al ristorante “Le pergole” rallegrata dal prosecco offerto dal caro Follador e chiacchere intorno all’ottimo pranzo ha concluso questa bella rimapatriata. Arrivederci all’anno prossimo a Treviglio… P. Vittorio Bonfanti