Abbiamo incontrato padre Richard Kuuia Baawobr prima del Capitolo generale della Congregazione, che è iniziato a Roma il 13 maggio e si concluderà il 13 giugno, il quale affermava «Ormai siamo chiamati alla testimonianza anche in zone tradizionalmente cristiane, in collaborazione con altre congregazioni e con le Chiese locali».
Quali sono le sfide più importanti affrontate nel corso del suo mandato?
In sei anni – spiega Richard Kuuia Baawobr, Superiore generale dei Padri Bianchi, Missionari d’Africa – abbiamo dovuto affrontare anzitutto l’invecchiamento e la diminuzione del numero dei confratelli in Europa e Nord America. Piùdella metà dei membri della Società sono anziani a riposo. Questo pone limiti agli impegni che possiamo prendere. Si dovranno fare scelte tra noi e le Chiese locali in cui operiamo.
Vi sono poi i problemi finanziari. I nostri benefattori ci hanno aiutato molto; anch’essi peròsono invecchiati. In più, altri progetti umanitari chiedono aiuti e ci “fanno concorrenza”. Questo ci obbliga a ricorrere sempre piùai fondi di riserva oppure a trovare finanziamenti attraverso il nostro lavoro. Dobbiamo diventare creativi e, allo stesso tempo, non essere presi totalmente dalle preoccupazioni economiche e distrarci dal lavoro missionario.
Infine, non siamo indifferenti all’instabilita politica che caratterizza alcuni Paesi in cui operiamo: Mali, Niger, Nigeria, Burundi, Rd Congo, ecc. Nonostante la buona volontà, talvolta abbiamo dovuto sospendere la nostra presenza in alcuni luoghi. Soffriamo con la gente e ci piacerebbe che le cose andassero meglio, ma non possiamo fare molto da soli.
Quali sono gli impegni più importanti che dovrà affrontare il suo successore?
Ne segnalo quattro:
1) Bisogna accettare un nuovo concetto di missione, che non sarà più qualcosa che vivono solo alcune persone dotate di spirito eroico in Paesi lontani, ma qualcosa che si vive ovunque, anche nei nostri Paesi.
2) Nel 2018-19, la nostra famiglia missionaria celebrerà i 150 anni. Vogliamo che questa sia l’occasione per guardare al passato con gratitudine, chiedere guarigione se ci siamo fatti del male gli uni gli altri, imparare a vivere con passione il nostro carisma.
3) Di fronte alla radicalizzazione di un certo tipo di islam, dobbiamo continuare a dare una visione positiva dell’islam e insistere sul fatto che il dialogo è possibile.
4) La maggioranza dei confratelli africani o asiatici è giovane, ma anch’essi invecchieranno. Perciò dobbiamo pensare a strutture per accoglierli al momento del ritiro dalla missione attiva.
Quale collaborazione con altre congregazioni?
Stiamo collaborando con altri istituti nel campo della formazione. Una collaborazione più stretta è necessaria nell’accoglienza di migranti e rifugiati. E’ necessario infine riflettere sul come cercare insieme fondi per la nostra missione comune, invece di operare spesso in competizione.
Lei è stato ordinato vescovo e si insedierà nella diocesi di Wa (Ghana): che cosa si porterà dall’esperienza dei Padri Bianchi?
Porterò l’attaccamento alla Parola di Dio, il mio amore per la vita, il lavoro in comune e la missione come discepolo di Gesù e di Lavigerie (che ha amato l’Africa).
Alberto Rovelli
26 Maggio 2016 — 20:55
Al confratello Richard ora vescovo auguro che continui con lo stesso spirito di dedizione e ascolto verso tutte le persone di cui sarà responsabile nella sua diocesi.
Continui a farci amare tutta l’Africa