Nel cuore del Mali, su una falesia verticale alta diverse centinaia di metri vivono i Dogon, una delle etnie più interessanti delle venti che popolano questa nazione dell’Africa Occidentale che nel 1989 è stato inserito nella lista del Patrimonio dell’umanità. Istintivamente ottimi artisti scultori la loro arte si esprime in simbolismi nella deformazione delle figure, semplificazione di corpi e volti. La porta dell’Hogon, del cui significato proponiamo una lettura, ne è l’espressione più diffusa e popolare.
1 .Nella parte superiore, a sinistra, l’antenato dei Dogon, accanto a lui suo figlio maggiore e delle maschere kanaga. All’estrema destra, la sposa dell’antenato; al suo fianco i gemelli e sopra il loro nipotino. La maschera kanaga rappresenta lo spirito dell’uomo, la creazione del mondo ed è l’emblema del Mali.
2. Sotto c’è un fiume, sul bordo del quale si trovano delle anatre (in alto), dei caimani, delle maschere-coccodrillo e il genio dell’acqua o il Dio dell’acqua (kiru in dogon).
3. A metà, i creatori degli attuali paesi Dogon. Sono otto. Vengono rappresentati in due gruppi di quattro, fra i quali sono state poste delle maschere che rappresentano gli animali domestici della famiglia. Si tratta dei fondatori delle quattro tribù dei paesi Dogon (Dyon, Ono, Aru, Domno). Otto dei loro discendenti lasciarono il Mandè (regno più o meno leggendario situato ad ovest di Bamako) e si avventurarono ai piedi della falesia di Bandiagara.
4. Nella parte inferiore, a sinistra, la divinazione dogon in cui l’indovino è sempre la volpe. La sera, uno o più saggi anziani si recano a 500 metri dalla città. Su un terreno più o meno sabbioso, essi preparano delle parcelle di circa 2m di lunghezza per 1m di larghezza, chiamati “quadri di divinazione”. Una persona o una famiglia pone allora delle domande riguardo ai suoi propri interessi o a quelli dell’insieme del villaggio (malattia, pioggia, ecc.) che i vecchi saggi scrivono sulla terra con l’aiuto di bastoncini e dl sassolini tondi. Il rituale esige d’altra parte che il brodo di miglio portato dentro una ‘calebasse’ venga versato in parte in una pietra scavata, in parte su un feticcio modellato con la terra, il tutto accompagnato da preghiere, nella speranza di ottenere risposte favorevoli. Il motivo circolare rappresenta la terra. La rottura di questo anello causerebbe la fine del mondo. Questa, secondo la credenza dei Dogon, è tonda, piatta, circondata dall’acqua di mare (nemdi). Il tutto è accerchiato da un serpente che si morde la coda. A fianco, un uomo ha in mano due galli, uno bianco e l’altro nero. Dopo aver consultato la volpe-indovino, egli deve farne offerta al feticcio degli antenati.
5. A fianco di questa scena di divinazione, una donna accovacciata chiede al guardiano del feticcio della sua famiglia, di rivolgere, per suo conto, delle preghiere agli antenati, affinché ella possa partorire senza difficoltà. ( Generalmente, la donna dogon raggiunge Il domicilio coniugale solo dopo due o tre matemità, mentre il maggiore del suoi figli vivrà nella famiglia matema).
6. Le due linee ondulate rappresentano delle onde d’acqua. Ad ogni lato delle linee. ondulate ci sono due lucertole, due serpenti chiamati Lébé e due tartarughe domestiche. I Dogon dicono che un tempo le falesie si trovavano situate nell’attuale Niger, che Il territorio che essi occupano adesso era allora uno spazio piatto, forse ricoperto di acqua. Il piede delle falesie sarebbe stato bagnato da un fiume o da una grande distesa d’acqua. Le lucertole sono i primi rettili inviati da Dio sulla terra; i due serpenti rappresentano la metamorfosi di Lébé. Quanto alle tartarughe, esse vivono nelle grandi famiglie il cui patriarca gusta per primo il cibo. In sua assenza questo ruolo viene destinato alla tartaruga.
7. Che cos’è un hogon?
L’hogon è spesso l’uomo più anziano del villaggio. Egli ha una duplice funzione: religiosa in quanto sacerdote del Lébé e del Nommo, e sociale perché assicura la giustizia nella comunità. Quando muore viene rimpiazzato solo dopo tre anni. L’hogon non puo’ uscire dalla sua casa, nè camminare a piedi nudi. Dal momento della sua designazione viene portato sulle spalle fino alla “casa dell’hogon”, e ne uscirà soltanto morto. L’hogon possiede un bastone di comando che lo rappresenta all’esterno; il suo aiutante assaggia il cibo prima che egli lo consumi e la comunità coltiva dei campi per suo conto. Essendo un capo religioso, ha un potere assoluto e fa rispettare i tabù religiosi. E’ il guardiano della forza vitale necessaria all’equilibrio del mondo e della società. L’hogon non svolge personalmente i sacrifici, ma un aiutante se ne occupa ai suo posto.
Egli dà udienza agli abitanti dei villaggio e regola le vertenze nel caso che Il Consiglio degli Anziani non riesca a trovare un compromesso. Durante l’udienza non ci si puo’ rivolgere a lui direttamente, ma occorre servirsi del suo assistente, il kéru, come intermediario. La sentenza è irrevocabile e il kéru ne sorveglia l’esecuzione.