Giovedì 19 maggio sera P. Aldo Marcello Giannasi si è spento all’Ospedale di Baggiovara (MO) dove era ricoverato in terapia intensiva al seguito di una rovinosa caduta a casa sua, nel suo paese natale di Frassinoro (MO).
Nato il 28 ottobre 1935 Aldo Marcello era l’ultimo figlio della seconda moglie di papà Emilio ormai avanti nell’età, e ultimo erede di 11 figli, 6 della prima moglie e 5 (2 maschi e 3 femmine) della seconda moglie, Marcolini Virginia, mamma di Aldo Marcello. Nato e cresciuto in ambiente contadino sull’appennino tosco-emiliano, ne aveva ereditato il carattere gioviale e socievole, il temperamento tenace nelle difficoltà, lo spirito audace e intraprendente. Terminate le scuole elementari a Frassinoro, ha iniziato le scuole medie nel Seminario dei padri Bianchi a Finale Emilia e in seguito a Parella, nel Torinese per il Ginnasio, Liceo e la filosofia.
Nel 1955 parte per il noviziato a Maison Carrée in Algeria, e l’anno seguente frequenta il primo anno di Teologia a Thibar in Tunisia. Si trasferisce a Cartagine dove completa gli studi teologici e Il 26/06/1959 proclama il giuramento nella Società dei Missionari d’Africa, Padri Bianchi, e al mese di ottobre seguente è ordinato diacono. Rientrato in Italia, il 30 gennaio 1960 è ordinato sacerdote a Frassinoro (MO). Intelligenza brillante e vivace, P. Aldo viene nominato dapprima a Roma per ottenere la laurea in Filosofia e nell’ottobre 1962 al seminario maggiore di Gargagnago (VR) come formatore, periodo durante il quale, oltre ad assicurare l’insegnamento ai seminaristi, prosegue i suoi studi di Filosofia all’università di Milano fino al conseguimento del dottorato in Filosofia.
Il 30 giugno 1970 finalmente la partenza per l’Africa, in Mali, a Kolokani, all’estremo nord della diocesi di Bamakò, eretta a parrocchia solo cinque anni prima con una piccolissima comunità cristiana nascente, ma di grandi prospettive soprattutto nei villaggi del circondario con la presenza di comunità di adulti catecumeni animati da catechisti locali. “Quando sono arrivato in Africa, ho vissuto l’esperienza di quello che chiamiamo “primo annuncio”, una presenza di vicinanza discreta fatta di relazioni e legami nella quotidianità...” Il Mese di aprile del 1972 è nominato vicario parrocchiale a Bamakò e l’anno seguente al settore sud della capitale, prima a Ouelessebougou e poi a Buguni dove rimarrà fino al 1976.
Richiamato in Italia segue l’apertura del primo ciclo di formazione a Verona. Vi resterà come superiore fino alla fine del 1981, seguendo la formazione dei giovani seminaristi e tessendo relazioni con le persone del vicinato e le parrocchie della diocesi che conservano un bel ricordo della sua presenza, come testimoniato da molti in occasione della sua morte.
Il 1 gennaio 1982 ritorna in Mali a Kolokani, dapprima come vicario e poi come parroco, e vi rimane fino al 1991, salvo una breve interruzione per partecipare alla sessione di Gerusalemme nel 1985.
“Penso sia stato questo il periodo più bello della sua vita missionaria, quando ha costruito, grazie all’aiuto dei suoi amici benefattori italiani e la collaborazione di tutti i settori della Parrocchia di Kolokani, la bellissima Chiesa di Kolokani “Una vera cattedrale!” diceva Monsignor Sangare, allora vescovo di Bamakò” (Testimonianza di P. Arvedo Godina)
Al rientro in Italia, gli viene affidata la responsabilità della rivista AFRICA, prima a Treviglio, e poi dal 1993 a Milano.
Nel 1996 è nominato al PISAI a Roma come Bibliotecario e vi rimarrà fino al 2001. Ritornato il Mali, a Bamakò, gli è stato chiesto dall’arcivescovo, di seguire gli studenti delle scuole superiori, costretti a studiare sotto i lampioni, senza poter accedere a libri e testi essenziali. P. Aldo si attiva per la realizzazione di un centro di Documentazione e di studio per gli studenti di Bamakò, dove i giovani provenienti da tutte le etnie, religioni e strutture scolastiche pubbliche e private potessero trovare una struttura sicura con sale luminose e una biblioteca.
“Quando nel 2008, ho lasciato il Centro di Documentazione, – scriveva P. Aldo – gli isrcitti erano 600 da tutte le estrazioni etniche, religiose e scolastiche. La grande maggioranza erano musulmani. Abbiamo vissuto il dialogo e l’incontro concretamente. Ho visto quello cosa può fare una “scuola di pace”. C’erano ragazze vestite all’europea, altre velate. Le feste erano comuni e preparate insieme. Sono convinto che la “scuola di pace”, attraverso l’istruzione seria e la formazione al dialogo vissuto, può preparare una società che saprà collaborare non solo per un Sahel verde ma anche per un Sahel in pace, in sicurezza, in progresso”.
Dal 2008 al 2012 P. Aldo è nella comunità dei Missionari d’Africa, padri Bianchi a Castelfranco Veneto (TV) una comunità di sette missionari, tutti reduci dall’Africa e tutti vicini o al di là degli 80 anni che però vivono ancora la missione, anche se in modo differente dall’Africa. Animazione missionaria nelle varie diocesi e nei gruppi, aiuto pastorale nelle parrocchie e dialogo con i musulmani.
Dal 2012 al 2015 è in Algeria come parroco della basilica di Nostra Signora d’Africa. Ecco la sua testimonianza.
“… C’è un popolo in Algeria, fondamentalmente musulmano certo, ma da incontrare, da conoscere con cui vivere in verità evangelica… Da quando la Basilica di Nostra Signora d’Africa è stata costruita molte persone, uomini e donne sono venuti a pregare e sono stati sempre ben accolti. Oggi la Basilica si è svuotata di cristiani (quasi tutti partiti) e si è riempita di musulmani… In un anno circa 70.000 persone visitano la basilica non solo come turisti, ma sovente si siedono a pregano… e secondo tradizione accendono lumini davanti alla Madonna… Maria, madre di Gesù Messia, il più grande profeta dopo Maometto, fa parte della tradizione coranica e della pietà musulmana…”
Ritornato in Algeria dopo le meritate vacanze in Italia nel 2015, è nominato nella comunità di Ouargla, un’oasi del Sahara a 800 km a sud di Algeri. Un tempo piccola fortificazione di una guarnigione militare francese All’arrivo dei Padri tra alcune casupole berbere, è diventata, dopo la scoperta del petrolio, una cittadina moderna.
“I Padri Bianchi vi erano arrivati nel 1875, – scrive P. Aldo in una sua testimonianza – e oltre all’assistenza religiosa ai militari, iniziarono a studiare le lingue locali e, in particolare, il mozabita, un dialetto berbero e raccolsero libri antichi, pergamene, scattarono fotografie. Anno dopo anno, i missionari catalogarono questo patrimonio che divenne sempre più imponente e fino a costituire un presidio di memoria per la regione e per l’intera Algeria. Le fotografie, in particolare, testimoniano i diversi momenti di una presenza cristiana che negli anni si è legata sempre di più alla popolazione locale.
Col passare degli anni, il Centro culturale è diventato un punto di riferimento per la cittadina anche perché gli studenti vengono aiutati nelle loro ricerche e tutta la popolazione può usufruire dei corsi di francese, inglese, informatica che si organizzano. Nel Centro si tiene anche un cineforum su temi scientifici e sociali. La struttura è la testimonianza di una comunità di credenti che possono incontrarsi nelle loro diversità”.
Nel 2017 P. Aldo rientra definitivamente in Italia, dapprima a Castelfranco Veneto e in seguito nel 2020 a Treviglio continuando ad offrire il suo servizio nell’animazione missionaria delle parrocchie e soprattutto nella cura e vicinanza ai confratelli più anziani delle sue comunità.
Il lunedì 8 maggio si reca a casa sua a Frassinoro per un breve periodo di riposo, evendo già programmato un viaggio a Roma il 15 maggio per presenziare alla consacrazione di Charles de Foucauld, ma la notte tre il giovedì 12 e il venerdì 13 maggio padre Aldo durante la notte, cade dalla scala a chiocciola nella propria casa dove lo trova la nipote in mattinata quando, vedendo le finestre ancora chiuse, sospetta qualcosa ed entra in casa. Ricoverato d’urgenza all’ospedale Baggiovara di Modena, padre Aldo morirà il giovedì sera 19 maggio. I funerali si sono tenuti a Frassinoro il lunedì 23 maggio con la tumulazione nel cimitero locale nella nuda terra e con semplicemente una croce di legno, come scritto sul suo testamento.
P. Aldo, un uomo di preghiera, esempio di fedeltà alla meditazione alla presenza del Signore e alla lettura della Parola di Dio.
Uomo accogliente a mite. “Ho trovato in P. Aldo una grande apertura, una fraterna accoglienza ed una profonda comprensione ed un’altrettanto grande capacità di sdrammatizzare attraverso una arguta ironia ed un sorriso semplice, aperto e disarmante. Ringrazio Dio per averlo conosciuto…” … (testimonianza di Maria Stella del gruppo missionario di Castelfranco)
Uomo del dialogo, della ricerca di relazioni umane rispettose e arricchenti, dell’attenzione premurosa ai più fragili nelle “periferie del mondo”. Ha amato l’Africa: dall’Algeria alla Tunisia, dal Mali al Sahara, con un ricordo speciale per la Basilica Nostra S. d’AFRICA, che l’accoglie nel mese consacrato a Lei.